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L'edificio si trova in località Miseregne del Comune di Fénis. Dista circa 8 Km da Aosta, in posizione quasi centrale rispetto alla valle della Dora.
Una zona dove ancora sono presenti i sentieri e le strade vicinali di Breilles, Crois di Chabloz e Gerbes, tutte nel territorio archeo-
"Nel 1898, in una mappa d'origine, il territorio è denominato come incolto sterile. Il Ferrun, appare nel paesaggio come una zona incolta anche se non è un vero e proprio cumulo di detriti in quanto il materiale fu utilizzato per l'assestamento delle strade asfaltate. Il villaggio di Miseregne è stato interamente costruito su questi detriti. Ciò è abbastanza visibile a livello paesaggistico, poiché esso appare maggiormente rialzato rispetto ai vicini villaggi di Rovarey e di Barche.
Pertanto sembra che l'abitato di Miseregne si sia adagiato su di una doppia conoide: la prima, naturale, prodotta dal torrente Clavalité e la seconda, artificiale, realizzata dall'uomo".
Le fonti antiche parlano del Castrum Fenitii a partire dalla prima metà del XIII° secolo già facente parte del patrimonio della famiglia dei visconti d'Aosta.
Successivamente il castello passa in proprietà alla signoria degli Challant . Una serie di interventi sul castello vengono avviati da Aimone di Challant. Tra il 1320 e il 1420, sia Aimone che il figlio Bonifacio I, avviano una serie di restauri, ricostruzioni e ampliamenti che porteranno la struttura del castello a quella che oggi si può ancora vedere. La struttura architettonica, la cortina muraria, le diverse torri che svettano al cielo fanno di questo castello il più bello di tuta la Valle d'Aosta e certamente tra le più belle realizzazioni castellari dell'arco alpino.
L'edificio è inserito nel foglio 19 ai mappali 204 -
Sono stati acquisiti inoltre recentemente i terreni, mappali 735 -
Il mappale 210, è entrato nella disponibilità dell'edificio, e su di esso il Comune aveva posto negli anni 50 una fontana in cemento e ad un lavatoio.
Sul mappale 208, sempre di pertinenza della proprietà, è stata aperta una strada di collegamento con i prati della parte inferiore del villaggio.
Chapellu Albertina
Chapellu Benedetto
Lomello Crescenzio
Chapellu Pietro Giorgio
Contoz Guido
Merivot Ninetta
Brunier Eusebio
Bonjean Matteo
Borroz Luigina
Cerise Giacomo
Cerise Liliana
Bono Luigi
Barbero Marilena
Bonjean Ivonne
Bonjean Battista
Brunier Luigina
Piccot Nadia
Cerise Emilia
Il numero dei mappali, i diversi ingressi dell'edificio e i numerosi proprietari, parlano di una costruzione importante e imponente. E' infatti una delle costruzioni più grandi e severe di Fénis.
L'equilibrio tra la parte lignea e la parte in pietra ci dice inoltre di una divisione degli spazi che contemporaneamente dava ricovero alle persone, agli animali e alle provviste.
Li elenchiamo, per non disperderne la memoria:
Chapellu Albertina, Chapellu Benedetto, Lomello Crescenzio, Chapellu Pietro Giorgio, Contoz Guido, Merivot Ninetta, Brunier Eusebio, Bonjean Matteo, Borroz Luigina, Cerise Giacomo, Cerise Liliana, Bono Luigi, Barbero Marilena, Bonjean Ivonne, Bonjean Battista, Brunier Luigina, Piccot Nadia, Cerise Emilia.
Diciotto proprietari in tutto. La frammentazione della proprietà che è una caratteristica della valle d'Aosta è anche una delle ragioni del degrado della struttura.
Alcuni, infatti, non sapevano nemmeno di esserne titolari, e nessuno è riuscito ad imporsi o a convincere gli altri dell'idea di ristrutturare o restaurare l'edificio.
Occorre dire che dagli anni cinquanta in poi e non solo nella Valle d'Aosta, si erano, nel frattempo, ridotte velocemente le antiche funzioni della tipica dimora rurale e si erano fatti largo nella società nuovi bisogni delle persone.
La casa rurale, così concepita, con spazi ridottissimi per l'abitazione, con sistemi di riscaldamento superati, priva dei servizi igienici e a volte anche della luce elettrica, non era più corrispondente ai nuovi bisogni delle famiglie.
Nei negozi e in televisione erano cominciati infatti a comparire i primi elettrodomestici che avrebbero successivamente cambiato l'attività domestica e la vita delle donne.
La società dei consumi irrompe prima nelle città, poi dilaga nelle campagne e per ultimo s'inerpica anche nei paesi di montagna.
I richiami pubblicitari attraggono e catalizzano le attenzioni della gente modificando anche il costume dei montanari.
Tuttavia, la ragione principale della dismissione dell'immobile e del mancato ripristino dell'edificio è stato determinato principalmente dall'incendio dei rascard che ha provocato a sua volta il cedimento di un muro perimetrale e quindi l'abbandono funzionale della struttura.
All'interno del villaggio esiste ancora il tracciato che percorre da est ad ovest l'agglomerato di Miseregne dessous, l'antico asse viario che collegava l'envers di Chambave al capoluogo di Fénis, ora sostituito dalla strada più a sud allargata e asfaltata per consentire il passaggio delle vetture e anche di mezzi pesanti.
La strada, sostituisce l'asse viario più antico proveniente dal centro di Rovarey, il quale, passando per Miseregne, al di sotto del canale di Gorres, arrivava al centro di Fénis.
Miseregne, nonostante la ristrutturazione di diversi fabbricati, soprattutto quelli adiacenti alla via principale che conduce al centro di Fénis, conserva ancora le caratteristiche dell'antico borgo rurale, con costruzioni antiche che vanno dal XV° al XVIII°.
L'edificio è ascrivibile al periodo1630-
Ad esempio i piccoli finestrini che si possono vedere nella facciata est.
Le dimensioni e la forma delle aperture sono espressione delle funzioni dei vari locali che compongono gli edifici, ma anche delle tipologie edificatorie nei diversi periodi storici.
I finestrini costruiti con due ritti laterali e architrave in pietra lavorata o scolpita, rimandano a costruzioni del XVI-
Nella facciata est, di tale fattura, ne sono presenti due.
I ritti monolitici di uno di questi, formano addirittura un motivo musicale: quello della lira.
Non sono scolpiti, né è decorata l'architrave, ma sono ben levigati, e pur nel rigore e nella severità dell'edificio, i maestri pietrai non si sono lasciati sfuggire l'idea di una composizione estetica magari determinata dalla forma stessa delle pietre a disposizione.
Nulla di celestiale, ma nemmeno nulla di casuale.
Quella forma è data appunto da una volontà umana di inserire in un'edificio rurale minore una nota estetico-
La struttura è quella tipica dell'edificio rurale nel quale trovano collocazione, le abitazioni per gli uomini, le stalle per gli asini e le capre, e i grenier e i raccard nei quali si conservavano le derrate alimentari e il fieno per gli animali.
Il corpo dell'edificio è tripartito in corpi verticali, e ognuno di questi è separato da un muro quasi del medesimo spessore dei muri perimetrali.
Una struttura essenziale, severa, senza fronzoli, così com'erano le case rurali alpine.
Costruita in pietra e sassi su un terreno in pendenza, è disposta su quattro livelli, con due raccard in legno sempre dello stesso periodo del fabbricato. (1630-
Per garantire stabilità e sicurezza all'edificio, furono costruiti muri perimetrali di circa 80 cm.
Il lato nord della struttura, possente e ben piantato, è il segno dell'importanza di quest'edificio rurale.
Il nord, infatti, guarda verso il fondo valle e quindi era la prima facciata che la gente vedeva salendo la strada che portava dalla valle a Miséregne dessous.
Era la prima immagine dell'edificio e quindi doveva rappresentare la solidità della famiglia che aveva dato inizio alla fabbrica.
Non che la facciata che guarda ad ovest sia da meno. Anzi!
La vista dei raccard a due piani è veramente superba e dà un tocco d'eleganza a tutto l'edificio.
Se negli anni cinquanta/sessanta l'impeto edilizio non fosse stato così perentorio e fosse stato salvato un pò più di verde, la vista ovest sarebbe stata veramente superba.
Non è da meno la vista est dell'edificio tutta contrappuntata da porte, finestre, scale esterne in pietra e da ciò che è rimasto della vecchia balconatura.
Il colmo del tetto, per circa metà dell'edificio, e cioè nella prima sezione a nord, è più alto della seconda e terza sezione parte verso sud.
Tale differenza è incomprensibile e strutturalmente ingiustificabile.
E' molto probabile che sia venuto a mancare, ad opera quasi ultimata, il materiale e i soldi per finire la costruzione come da idea iniziale.
Non è il solo esempio e non è solo relativo alla costruzione di edifici cosiddetti minori.
Sono numerose le chiese con facciate ancora incompiute o palazzi anche di pregio finiti a distanza di decenni per la mancanza dei soldi necessari ad ultimarli.
La differenza tra edifici civili o palazzi signorili e gli edifici rurali, è che i proprietari di quest'ultimi, avendo le risorse economiche contate, chiedevano ai capi mastri di ultimare hic e nunc l'opera, con i materiali rimasti.
Spesso, l'assenza di un progetto definito in tutte le sue parti e l'urgenza di abitare e utilizzare quanto prima l'edificio, determinavano delle svolte repentine nell'ultimazione delle costruzioni.
Le notevoli abilità dei capi mastri consentivano comunque di ultimare gli edifici senza stravolgere l'impianto della fabbrica, garantendo in ogni caso rigore costruttivo e funzioni primarie.
D'altronde che si sia trattato solo di una carenza di mezzi economici lo si evince dal fatto che il tetto si fa più basso dove il terreno si alza verso la montagna.
Normalmente, le abitazioni singole o collegate tra loro su un piano inclinato scalano di colmo con il discendere dei piani di quota del terreno o al massimo mantengono inalterato il livello del tetto per tutta la direttrice del colmo.
Difficilmente si trovano, al contrario, abitazioni che si abbassano con il salire del piano inclinato del terreno in quanto si creerebbero degli squilibri nei pesi delle diverse parti.
Per rafforzare la stabilità dell'edificio di Miseregne, si sarebbe dovuto allineare il colmo del tetto a sud con quello già esistente a nord, ma la contrarietà del Comune di Fenis a modificare anche di un solo metro la volumetria della casa ed anche per ragioni più strettamente legate alla filosofia di restauro si è fatta la scelta di non toccare nulla.
Sul tetto sono stati eseguiti, in tempi diversi, interventi di manutenzione straordinaria, che, come nel caso dell'utilizzo della copertura alla marsigliese, ancora in parte esistente, appaiono assolutamente impropri rispetto la copertura originaria in lose.
La struttura del tetto era costituita da travi di colmo e da più travi principali poste longitudinalmente rispetto la direzione dell'edificio, sulle quali sono stati allineati i travetti (dormienti) e, sopra questi delle lattole di risulta per poggiarvi sopra le lose.
Da una analisi accurata della struttura lignea delle travi principali e dei dormienti si è dovuta prendere la decisione di sostituirli in toto. Occorre tener presente inoltre che la luce degli alloggi della parte nord è di otto metri e che nel tempo la trave di colmo aveva subito una flessione di circa 10 cm. sul centro. Successivamente, era stata infatti posizionata una terziera perpendicolare che aiutasse la trave di colmo a sostenere il peso stesso del tetto in legno e la copertura in lose.
Anticamente, le lose erano molto più spesse di quelle che normalmente si vedono oggi. Potevano infatti avere uno spessore che poteva arrivare anche ai 7 cm. mentre quelle più fini non erano meno di 4 cm.
La struttura dei muri è realizzata in pietrame di cava disposto in corsi orizzontali ( pierres tout venant en assises horizontales) tenuto insieme con la terra grassa.
Il legno dei raccard era in larice e le parti interne in castagno. La vicinanza con il castagneto che a poche decine di metri dall'edificio sale fino in cima alla montagna deve aver fatto pendere verso questa soluzione.
Le parti in legno erano dei tavoloni assemblati a mezzo legno (des madries assemblés a mi bois )
Le tavole verticali (planches verticales) che dividevano i vari ambienti, sono state tenute insieme con pali scanalati e pali d'angolo (poteaux rainurés et corniers).
In pratica sono stati utilizzati i materiali locali, che la gente del luogo prima cominciava a preparare e mettere da parte per la costruzione, e poi, quando aveva risparmiato soldi a sufficienza per pagare la manodopera indispensabile, dava inizio al cantiere.
Solitamente, per le costruzioni d'alta montagna vengono utilizzate travi in larice, mentre per quelle di bassa montagna si usa il castagno.
Per ragioni di sicurezza non abbiamo potuto ispezionare e verificare di persona l'essenza lignea delle travi principali e dei dormienti, ma essendo l'edificio, collocato a mezza costa e in pratica a due passi dal castagneto, presumiamo che l'orditura del tetto sia tutta in castagno o in larice.
La copertura era in lose irregolari di diverso spessore, quasi tutte da sostituire in quanto un incendio avvenuto negli 40-
Evidentemente non abbiamo potuto recuperare i raccard in quanto più dei 3/4 andò distrutto dall'incendio. Abbiamo conservato però le porte.
Le nuove norme sul risparmio energetico non avrebbero consentito peraltro una orditura lignea senza coibentazione. Si è perciò progettati i raccard completamente in legno e ricordata la quadrupla ripartizione esterna utilizzando quelle poche parti di raccard che si potevano riutilizzare.
In molte parti della casa è visibile l'intonaco.
A differenza di altre case di Rovarey e della stessa Miseregne dessous nelle quali si possono trovare ancora fienili e abitazioni in pietra a secco, l'edificio in questione è stato costruito con pietrame di cava e sassi, i cui giunti sono stati ripresi con malta grassa. Così come tanti altri edifici poveri delle Alpi la casa è stata intonacata fino all'altezza del piano terra. Il piano dove abitavano le persone. La parte alta, è stata lasciata invece in parte a secco o solo stuccata con malta grassa. Mettere immagini con intonaco.
Dei balconi si è perso quasi tutto.
Sono rimasti i puntoni sul lato nord e un accenno di balconata marciscente sulla facciata est.
Le balaustre sono completamente scomparse.
Così come si è persa la scala esterna coperta sul lato nord e che collegava i raccard all'ultimo piano, crollata presumibilmente durante l'incendio.
Si sono perse anche le ringhiere e le balaustre delle diverse scale esterne sia della facciata est che di quella a nord.
Delle scale poste a nord dell'edificio si sono persi anche i gradini.
Tutto ciò che è scomparso, ma ancora visibile nelle schede del 1997 e da segni materiali evidenti di preesistenze, è nostra intenzione ripristinarlo come un tempo.
Come molti sanno, le dimensioni delle aperture di una casa sono il segnale più evidente delle funzioni che venivano svolte nei diversi locali.
I fienili dovevano avere delle porte a doppia battuta per permettere il passaggio anche di carri leggeri o di grossi "covoni" di fieno che spesso venivano portati dagli animali fin dentro al raccard.
Le porte delle abitazioni invece erano ad un' anta sola e strette.
Ciò era dovuto alla necessità di non disperdere il calore all'interno delle diverse stanze.
Le porte strette ed a un solo battente facevano infatti risparmiare in legna da ardere senza disperderne il calore prodotto.
Le porte sono più larghe invece, ma anch'esse ad un solo battente, per i locali che dovevano ospitare gli animali, che spesso, soprattutto quando pioveva, dovevano poter entrare nelle stalle con il carico che portavano.
Molte di queste porte sono ancora quelle originali .
Pur nell'intenzione di conservarle, i parametri nazionali sul risparmio energetico non ci consentiranno forse di reimpiegarle ad uso abitativo, anche se pensiamo che si debba garantire in qualche modo la loro presenza nella casa.
Più che di giardino si tratta di diversi e piccoli fazzoletti di terreno adibiti ad orto, di molti proprietari, alcuni dei quali addirittura diversi dai titolari dell'edificio.
Il terreno, sul quale sono stati coltivati per anni la verdura e i profumi dell'orto, è formato da detriti polverizzati provenienti sia dalla miniera che dalla fonderia del Ferrun.
Un terreno che a detta dei detentori di questi orti dà, nonostante tutto o soprattutto per questo, buoni frutti.
Nel giardino si trovano alcune piante da frutto: tre meli, un fico due piante di susine, alcuni tralci di d'uva bianca da tavola..
Sulla parte terminale del giardino si può vedere invece il panorama della valle.
Le scale esterne, dello stesso periodo della costruzione dell'edificio, sono, costruite in pietrame di cava, mentre i gradini sono ricavati da lastroni di roccia, lavorati e poi posizionati.
La scala posta ad est dell'edificio e quelle posta a nord che devono invece essere ricostruite, sono cifre costruttive che confermano il periodo di costruzione dell'edificio.
Le pietre agli angoli sono squadrate, i gradini sono a pietra intera con spessori di 10-