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Restaurares: l'anima e il limes delle cose.
Ogni cosa ha un nome, un tempo, uno spazio e un’anima che confina con altre cose.
RESTAURARES, nome della nostra piccola impresa, in dialetto mantovano significa vorrei restaurare e in questa parola c’è sia l’impegno a restaurare che la consapevolezza delle difficoltà a farlo.
Restaurares contiene diverse parole: Resta, ura, res. In dialetto mantovano le prime due parole significano: resta (rimani) ura (adesso, ora), res proviene invece dal latino e significa sia cosa che cose.
Le cose da fare adesso, ora!, come se il tempo ci mancasse per farle dopo.
Il restauro è infatti una corsa contro il tempo: resta ora a restaurare le cose.
Restaurares contiene anche il verbo restare che dalle nostre parti non significa solo rimanere ma anche quei piccoli slarghi di terra che s’interpongono tra l’alveo del fiume e gli argini che lo contengono: le restare appunto. Terre apparentemente di nessuno, di pertinenza delle acque, prestate agli uomini per poco tempo.
Terre senza proprietari e confini precisi, in cui le acque e gli uomini sono in continua creazione.
Terre dove non si può costruire, ma tutt’al più passare.
Ma restare è soprattutto il contrario di scappare, ed è capire che non ci sono altri luoghi da abitare con amore che quelli che ci hanno visti nascere, crescere, villeggiare, e solo per i più fortunati, morire.
Non è però il contrario di andare, restare è il suo doppio, è un’andata e ritorno ripetuti nel tempo per i luoghi che conosciamo ed è la sapienza degli uomini che chiamano per nome ogni pietra, ogni pianta, ogni cespuglio, ogni uccello, e che riescono a vedere il filo a pelo d’acqua dove s’incrociano le correnti.
Restare è il contrario di partire, è il modo di vivere di quanti sanno interpretare il cielo e anticiparne gli umori, è sentire il profumo del vento prima che arrivi la brezza.
Restare, è la sapienza che comprende il confine invalicabile che protegge gli ambienti, ed è la sapienza che tasta l’umidità della terra per reimpastarla in nuovi raccolti.
Restaurare è quindi alimentato dal verbo restare e viceversa.
Chi parte non restaura, -
Restaura chi decide di rimanere perché vede l’oro che gli è intorno.
Dove gli altri vedono case decrepite noi scorgiamo cattedrali.
Sentiamo la gioia dell’arrivo dove gli altri provano l’impazienza della partenza.
Nei luoghi sconfitti dall’abbandono, respiriamo la consolazione del silenzio.
Su queste terre e case senza speranza si è posato il nostro sguardo, la voglia di sapere e di fare. Vedremo l’urgenza del ripartire solo quando avremo finito di restaurare e di imparare cose nuove.